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  • Immagine del redattoreAlice Collantoni

Le cinque regole d’oro del “Giardino Secco”

Aggiornamento: 17 mag 2022

LA TECNICA


Il "Giardino senza acqua" parte dall’imitazione della natura selvatica, la quale nasce e cresce rigogliosa senza nessun tipo di irrigazione, se non quella naturale della pioggia. Questa tecnica è riproducibile artificialmente, applicando poche semplici regole che permettono di eliminare l’impianto di irrigazione ed il consumo d’acqua che ne consegue.





1° Regola: Il Suolo. Si parte con la preparazione profonda del terreno, poiché è qui che si gioca

la partita. Lo scopo è lavorare il terreno in modo da accumulare l’acqua piovana negli strati

profondi del terreno, specialmente nei suoli particolarmente tenaci, dove c’è la presenza di argilla e nei declivi. Questo permette alle radici di andare a nutrirsi in profondità e di attingere ad una

riserva d’acqua nei momenti di crisi.


2° Regola: La Stagionalità. Imitando quello che succede in natura impariamo che le piante

fioriscono e fruttificano in primavera ed in estate, mentre in autunno cadono i semi ed iniziano poi

a germogliare. Nel giardino secco si tende, quindi, a piantare in autunno, cosicché durante l’inverno le piante possano rinforzare il proprio apparato radicale e la propria autonomia, in modo da avere più chance di sopravvivenza durante la bella stagione. Con l’avanzare degli anni, un giardino piantato con questa tecnica, si sviluppa da solo, riproducendosi di stagione in stagione, diventando un vero bosco naturale se lasciato a se stesso.


3° Regola: L’Apparato Radicale. L’apparato radicale deve essere fresco, particolarmente

verticale per consentire alla pianta di bere in profondità. Inizialmente il rapporto radice-chioma è

prettamente a favore della radice, con chiome molto piccole. È preferibile partire con piante

piccole, ma ci sono soluzioni anche per il “pronto effetto”, ad esempio tramite vasi tecnologici

come l’air pot, tuttavia ancora in via di sperimentazione per i costi elevati.


4° Regola: Sagomatura del terreno. Una volta messa a dimora una pianta o un’alberatura, è

necessario creare una “tazza”, cioè sagomare il terreno, creando una depressione intorno al pane

in modo che l’acqua vi sia trattenuta. Utilizziamo questo metodo, sia nell’immediatezza della

piantumazione per far aderire il terreno alle radici, sia nei periodi di crisi, ma solo nei primi due

anni.


5° Regola: Innaffiatura. Nei primi due anni di vita del giardino, è probabile che ci sia bisogno di un piccolo aiuto idrico. La tecnica consiste nell’irrigare molto di rado, ma di fornire ogni volta grandi quantità d’acqua, simulando gli acquazzoni estivi. Questo è determinante, perché le piante vanno educate a bere molto di rado ed in abbondanza, così come succede in natura.

I tempi di irrigazione in Agosto si riducono ad una o due volte durante tutta la stagione estiva.

Da non dimenticare il drenaggio al livello del colletto (la zona di passaggio fra il fusto e la radice),

per evitare infezioni da funghi o batteri.


LE SPECIE


Passeggiando tra i profumi di un giardino secco, ci si può rendere conto della grande quantità di

fioriture utilizzabili. Troviamo, ad esempio, una ricca varietà di Cistus (oltre 100 tipi), circa 120

ecotipi di Rosmarino, Arthemisie, Oleandri (una delle collezioni più importanti della Toscana),

Elicrisi, Salvie dalle colorazioni più disparate, Achillee, Arctotheca calendula, Bignonia, Buddleja

etc..


Sui prati alternativi, a basso consumo idrico e privi di interventi fitosanitari, costituiti da varie

specie mescolate fra loro come la Zoysia tenuifolia , Verbena peruviana , Verbena x hybrida ,

Thymus serpyllum ‘Elfin’ , Lippia nodiflora var. canescens , Frankenia laevis , Cotula lineariloba ,

Erodium manescavii , Dymondia margaretae , Convolvulus mauritanicus , Cerastium tomentosum e la Achillea crithmifolia , puoi fare incontri interessanti con api mansuete e farfalle fuori stagione.


Questi prati, ben lontani dalla monotonia del pratino all’inglese, cambiano colore di stagione in

stagione, fioriscono e con il loro portamento naturale non richiedono di essere falciati.

In questo ecosistema perfettamente in equilibrio, la chimica fitosanitaria è un lontano e spiacevole

ricordo, sostituita dal laborioso lavoro degli insetti. Le potature ed il bassissimo fabbisogno idrico

rendono il giardino secco un gioiello unico nel suo genere, da riprodurre e sperimentare.


A questo punto, non resta che gettare l’annaffiatoio!

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